About
Una Cosa Mostruosa è un progetto tridimensionale per il Sacro Bosco di Bomarzo. Un'odissea sonora, narrativa e visiva sulla cuspide tra Ermetismo Rinascimentale ed Ecologia del Digitale. Una Cosa Mostruosa ha come fulcro la memoria in quanto virtualità e spazio.
Una Cosa Mostruosa ha luogo il 17 luglio attraverso un triplice intervento: una performance musicale di Etrusca 3D (Francesco Cavaliere e Spencer Clark), un'interpretazione immaginifica di Giulio Scalisi ed una visita guidata del Sacro Bosco con il Professor Antonio Rocca.
Un progetto di Vittoria de Franchis, realizzato in collaborazione con Giampaolo Scapigliati.
Il Theatro della Memoria
La tridimensionalità intrinseca nel suono, nell’immagine, nella parola li rende vettori didimensioni e catalizzatori di memoria. Quest’ultima è un elemento fondante del Sacro Bosco di Bomarzo, la cui chiave di decifrazione è da rintracciare nel “L’’Idea del Theatro” di Giulio Camillo, opera cardine della Mnemotecnica Rinascimentale ed emblema della rinascita classicista del primo Cinquecento. Il teatro (dal greco θεάομαι, vedere) in questo contesto è inteso come un display panoramico di conoscenza, un’ enciclopedia di immagini. A seguito dell’invenzione della stampa e della prospettiva nella pittura nel Rinascimento, le immaginiassumono in questo momento storico un ruolo sempre più centrale come veicolo di trasmissione e ricezione di informazioni, superando la parola, che fino ad allora deteneva il primato. Il Theatro di Giulio Camillo propone infatti una mappatura dello scibile umano inchiave visiva, attraverso un serie di immagini dette “imagines agentes” (immagini chegenerano altre immagini), che popolano luoghi topici e che sintetizzano in chiave allegorica iconcetti archetipici della conoscenza umana. Le idee diventano opere d’arte e architettureimmaginarie.
Il Theatro rappresenta una spazializzazione della memoria dell’umanità, dell’identità individuale e collettiva: un'architettura fisica composta da quarantadue nicchie, ognuna delle quali ospita un’immagine archetipica. Questa composizione corrisponde ad un sistema di riferimento cartesiano bidimensionale, formato da due assi o piani, e risulta dall’ intersecarsi dei sette pianeti tolemaici (Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole) e di sei miti archetipici. Ciascun mito (Convivio, Antro delle Ninfe, Gorgone, Pasiphae, Talari di Mercurio, Prometeo) simboleggia una fase dell’emanazione dell’energia divina dall’iperuranio nella regione celeste. Una memoria allenata sarebbe stata in grado di richiamare l’origine di tutte le memorie individuali e collettive. Riprendendo la tradizione classica secondo cui la conoscenza, per non venire profanata, veniva trasformata (oppure codificata) in mito, ognuna di queste immagini è velata, simbolica e necessita di essere decriptata, interpretata, svelata.
Giulio Camillo fu uno tra gli intellettuali più influenti del Rinascimento Cinquecentesco, amico di Tiziano (il quale disegnò 221 tavole per il Theatro) e di Erasmo da Rotterdam, personaggio ambiguo e visionario, che dedicò la sua vita alla realizzazione di un progetto universale. “L’Idea del Theatro” di Giulio Camillo viene pubblicata postuma alla sua morte nel 1550.
Il Theatro rappresenta una spazializzazione della memoria dell’umanità, dell’identità individuale e collettiva: un'architettura fisica composta da quarantadue nicchie, ognuna delle quali ospita un’immagine archetipica. Questa composizione corrisponde ad un sistema di riferimento cartesiano bidimensionale, formato da due assi o piani, e risulta dall’ intersecarsi dei sette pianeti tolemaici (Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole) e di sei miti archetipici. Ciascun mito (Convivio, Antro delle Ninfe, Gorgone, Pasiphae, Talari di Mercurio, Prometeo) simboleggia una fase dell’emanazione dell’energia divina dall’iperuranio nella regione celeste. Una memoria allenata sarebbe stata in grado di richiamare l’origine di tutte le memorie individuali e collettive. Riprendendo la tradizione classica secondo cui la conoscenza, per non venire profanata, veniva trasformata (oppure codificata) in mito, ognuna di queste immagini è velata, simbolica e necessita di essere decriptata, interpretata, svelata.
Giulio Camillo fu uno tra gli intellettuali più influenti del Rinascimento Cinquecentesco, amico di Tiziano (il quale disegnò 221 tavole per il Theatro) e di Erasmo da Rotterdam, personaggio ambiguo e visionario, che dedicò la sua vita alla realizzazione di un progetto universale. “L’Idea del Theatro” di Giulio Camillo viene pubblicata postuma alla sua morte nel 1550.
Memoria ed Ecologia del Digitale
Una Cosa Mostruosa crea un ponte tra due temporalità narrative, quella passata legata all’Ermetismo Rinascimentale e quella contemporanea-futura, esplorando il ruolo della memoria e l’immagine in ambito virtuale. La memoria, elemento imprescindibile per la costituzione dell'identità sia individuale che collettiva, è un essenziale strumento evolutivo, una vera e propria tecnologia, che ha permesso la trasmissione di sapere da una generazione all'altra. Sin da tempi remoti, l'importanza della memoria è stata teorizzata e sviluppata da illustri pensatori come Platone , Cicerone, Giulio Camillo, Giordano Bruno, Yates, Leibnitz ed Hegel. All’origine della mnemotecnica ci fu l’esigenza di ricordare lunghe orazioni e discorsi in maniera puntuale. I concetti da ricordare vengono collocati in uno spazio utopico sotto forma di codici visivi, cosicché l’elaborazione mentale del ricordare diventa uno spaziare, un muoversi attraverso un paesaggio immaginario costellato di simboli sotto forma di architetture, colori, oggetti, scene.
La memoria è la più intrinseca manifestazione della capacità di astrazione dell’uomo come pura la dimostrazione di virtualità. Una fuoriuscita, spesso collocata a livello visivo-immaginario, in un limbo tra interno ed esterno, tra singolo e contesto. Questa proiezione, che nacque come un’immaginazione, ha poco a poco acquisito una graduale materialità, prima con l'invenzione della pittura, poi della scrittura, fino ad arrivare alla fotografia e alla memoria digitale accumulata in enormi data server. Infatti, nel mondo contemporaneo, la memoria è completamente affidata a supporti esterni, Internet è cosparso di reperti archeologici, di ricordi desueti. Stiamo assistendo al passaggio dalla memoria come arte, come pratica attiva nella quale eccellere, ad una perdita quasi assoluta della capacità di memorizzare. Oggi, sia l'azione che la scelta di cosa ricordare avviene in modo sempre meno attivo, in quanto con l'ingegneria informatica e i dispositivi digitali è subentrata la conservazione automatica d'informazioni, l'idea di un archivio totalizzante nel quale tutto è potenzialmente memorizzato ma non ricordato. L’accumulo di dati-memorie rappresenta la prova fisica più evidente dell’esistenza del mondo online e della sua realtà: centinaia di metri quadri di storage occupano luoghi remoti della terra, questi data centers sono perlopiù sottomarini e ghiacciati in quanto sono necessari potentissimi sistemi di raffreddamento. Il nostro accumulo di memoria non consapevole necessita di essere interiorizzato, trasformato e ottimizzato in modo da diventare sostenibile.
Una Cosa Mostruosa ha come intento quello di stimolare una riflessione sul processo di trasformazione della memoria intrinseco all'era della digitalizzazione e sul nostro rapporto con lo spazio del mondo digitale, comunemente pensato come infinito. Così come si è ritenuto, fino a pochi decenni fa, che la Terra le sue risorse fossero infinite, oggi ci rapportiamo al mondo virtuale senza scrupoli, senza misura. Immaginiamo che nel futuro, a fronte della saturazione dello spazio disponibile per l'archiviazione digitale, sarà necessaria una selezione di quali dati "salvare" e quali dimenticare. Se é vera la teoria di Eric R. Kandel, neuroscienziato premio Nobel per la Medicina nel 2000, «Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e che ricordiamo», questa selezione di memoria sarà determinante sull'identità futura, sia individuale che collettiva. Quali saranno quindi le memorie scelte e, quindi, i nuovi miti del futuro?
Una Cosa Mostruosa vuole approfondire il nesso tra memoria e identità, esplorare le trasformazioni spazio-temporali della memoria, affrontare simultaneamente il tema della sostenibilità del mondo di internet come una vera e propria ecologia del digitale e la tensione umana al divino, all'idea di infinito, costante in varie culture e periodi storici.
La memoria è la più intrinseca manifestazione della capacità di astrazione dell’uomo come pura la dimostrazione di virtualità. Una fuoriuscita, spesso collocata a livello visivo-immaginario, in un limbo tra interno ed esterno, tra singolo e contesto. Questa proiezione, che nacque come un’immaginazione, ha poco a poco acquisito una graduale materialità, prima con l'invenzione della pittura, poi della scrittura, fino ad arrivare alla fotografia e alla memoria digitale accumulata in enormi data server. Infatti, nel mondo contemporaneo, la memoria è completamente affidata a supporti esterni, Internet è cosparso di reperti archeologici, di ricordi desueti. Stiamo assistendo al passaggio dalla memoria come arte, come pratica attiva nella quale eccellere, ad una perdita quasi assoluta della capacità di memorizzare. Oggi, sia l'azione che la scelta di cosa ricordare avviene in modo sempre meno attivo, in quanto con l'ingegneria informatica e i dispositivi digitali è subentrata la conservazione automatica d'informazioni, l'idea di un archivio totalizzante nel quale tutto è potenzialmente memorizzato ma non ricordato. L’accumulo di dati-memorie rappresenta la prova fisica più evidente dell’esistenza del mondo online e della sua realtà: centinaia di metri quadri di storage occupano luoghi remoti della terra, questi data centers sono perlopiù sottomarini e ghiacciati in quanto sono necessari potentissimi sistemi di raffreddamento. Il nostro accumulo di memoria non consapevole necessita di essere interiorizzato, trasformato e ottimizzato in modo da diventare sostenibile.
Una Cosa Mostruosa ha come intento quello di stimolare una riflessione sul processo di trasformazione della memoria intrinseco all'era della digitalizzazione e sul nostro rapporto con lo spazio del mondo digitale, comunemente pensato come infinito. Così come si è ritenuto, fino a pochi decenni fa, che la Terra le sue risorse fossero infinite, oggi ci rapportiamo al mondo virtuale senza scrupoli, senza misura. Immaginiamo che nel futuro, a fronte della saturazione dello spazio disponibile per l'archiviazione digitale, sarà necessaria una selezione di quali dati "salvare" e quali dimenticare. Se é vera la teoria di Eric R. Kandel, neuroscienziato premio Nobel per la Medicina nel 2000, «Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e che ricordiamo», questa selezione di memoria sarà determinante sull'identità futura, sia individuale che collettiva. Quali saranno quindi le memorie scelte e, quindi, i nuovi miti del futuro?
Una Cosa Mostruosa vuole approfondire il nesso tra memoria e identità, esplorare le trasformazioni spazio-temporali della memoria, affrontare simultaneamente il tema della sostenibilità del mondo di internet come una vera e propria ecologia del digitale e la tensione umana al divino, all'idea di infinito, costante in varie culture e periodi storici.